Sarà onere delle piattaforme di distribuzione dimostrare che non c’è un rapporto di lavoro continuativo, se questo non avviene il lavoratore dovrà essere assunto con regolare contratto collettivo nazionale.
Si sblocca lo stallo sulle nuove norme a tutela dei quasi 30 milioni di riders e lavoratori delle piattaforme digitali in Ue. Alla riunione dei ministri del Lavoro dei 27, l’attenzione era puntata soprattutto su un punto in agenda: l’ultimo tentativo per finalizzare la direttiva Ue sui lavoratori digitali prima della fine della legislatura. In base alla direttiva, che deve ancora essere ratificata dall’Europarlamento, sarà onere delle piattaforme di distribuzione dimostrare che non c’è un rapporto di lavoro continuativo, se questo non avviene il lavoratore dovrà essere assunto con regolare contratto collettivo nazionale. Si tratta di norme per migliorare le condizioni dilavoro del personale delle piattaforme digitali Quindi i riders delle consegne a domicilio saranno trattati come lavoratori dipendenti. “Le nuove norme dell’Ue daranno ai lavoratori delle piattaforme maggiori diritti e tutele senza ostacolare la capacità delle piattaforme di svilupparsi”, ha dichiarato il commissario Ue per il Lavoro e i diritti sociali, Nicolas Schmit. Il principale elemento del compromesso raggiunto ruota attorno a una presunzione legale che aiuterà a determinare il corretto status occupazionale delle persone che lavorano nelle piattaforme digitali. Spetterà agli Stati membri – sulla base dei contratti collettivi e della giurisprudenza Ue – stabilire i fatti che indicano controllo e direzione da parte dei datori di lavoro necessari per far scattare la presunzione di rapporto subordinato. Rimane la seconda colonna portante della direttiva a tutela dei lavoratori digitali: l’inversione dell’onere della prova, ovvero lo spostamento dal lavoratore alla piattaforma dell’obbligo di raccogliere le prove per dimostrare che un lavoratore è veramente autonomo. 13 marzo 2024