E’ quanto sostenuto dal chimico Raffaele Attardi , soltanto se si sfruttassero le risorse idriche locali al momento assolutamente ignorate.
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Sorrento – All’indomani della grave emergenza idrica che ha coinvolto la Penisola sorrentina e l’Isola di Capri si iniziano a tirare le somme sia sulle cause che hanno innescato la rottura della condotta Gori a Castellammare di Stabia, sia del come ovviare ad una eventuale ulteriore crisi idrica che potrebbe di nuovo coinvolgere un territorio totalmente dipendende dall’Azienda Gori, a cui viene affidata la sopravvivenza di una intera comunità e di un territorio totalmente a vocazione turistica. In una intervista a reportsorrento.it, il noto chimico sorrentino, Raffaele Attardi, si sofferma sulla enorme quantità di acqua a disposizione in penisola sorrentina che non viene affatto sfruttata, tanto da dipendere inspiegabilmente dalle risorse idriche dei territori circostanti. In un territorio morfologicamente fragile proprio per la presenza di immese risorse di acqua nel sottosuolo è inspiegabile che nel corso dei decenni non ci sia stata alcuna iniziativa intesa a recuperare un tale patrimonio. Vari gli esempi di sorgenti evidenziati da Attardi soltanto nel territorio comunale. Da via Fontanelle,in località Capo di Sorrento, dove i recenti interventi per la realizzazione del nuovo tratto di strada franato a valle nel marzo del 2014, secondo Attardi, stanno ingabbiando l’acqua prodotta dalla sorgente che dà il nome a tale località e che potrebbe a sua volta essere sfruttata; alla storica sorgente, costantemente attiva in località Capodimonte, allo sfruttamento dei Cisternoni Romani alle vasche del vecchio depuratore a Marina Grande, dove potrebbero essere convogliate tali acque e messe a disposizione della comunità e dell’imprenditoria turistica. Tra valloni e rivoli, alle tante altre sorgenti sparse lungo un territorio che Attardi definisce “spugna” tanto dall’ acqua trattenuta nel suo sottosuolo. Oppure al riciclaggio delle acque bianche ora convogliate a Punta Gradelle e all’immagazzinamento della acque piovane. Purtroppo determinate considerazioni , non sembrano avere interesse nei piani dei nostri amministratori che , come nel caso della rottura della condotta Gori, continuano a non pronunciarsi e nel frattempo senza impegnarsi in progetti alternativi alla dipendenza dell’Azienda. Intanto la comunità , all’indomani di tale vicenda, a si è resa conto che quella della crisi idrica, nonostante le bollette salate, a questo punto, rappresenta una ulteriore criticità da sommare alle ormai ataviche problematiche che continuano inesorabilmente a caratterizzare il nostro territorio. – 23 giugno 2024