Quest’ultima emanata, rappresenta la quarta procedura comunitaria di infrazione nella stessa materia, che si aggiunge a quelle del 2004, 2009 e 2014 con tre sentenze di condanna della Corte Europea di Giustizia circa le quali il nostro Paese ha gia pagato oltre 142 milioni di euro.
Il nostro Paese continua a non rispettare quanto previsto dai regolamenti comunitari, in particolar modo in materia ambientate. Salgono infatti a quattro le procedure di infrazione per inadempienza verso le leggi di tutela ambientale. Un primato poco invidiabile che ci relega tra i paesi meno rispettosi dell’ambiente e della sua tutela. E’ quanto evidenzia in un articolo su Il Fatto Quotidiano, l’ex Magistrato e esperto in materie ambientali, Gianfranco Amendola. Stavolta sotto accusa le acque di scarico dei nostri centri abitati (“agglomerati” per la Ue) che, secondo la normativa comunitaria dovrebbero essere raccolte, convogliate e trattate rispettando precisi limiti di tempo e di qualità onde evitare pericolosi inquinamenti di laghi, fiumi, acque costiere e sotterranee. A tale proposito Legambiente ricorda che il tasso di conformità in Italia è pari al 56%, al di sotto della media Ue del 76% e gli scarichi di acque reflue urbane contribuiscono in modo significativo a una qualità dell’acqua non buona nel 45,8% dei corpi idrici superficiali (tra fiumi, laghi, transizione e costieri).
Come evidenzia Amendola,per il nostro Paese ,quest’ultima emanata, rappresenta la quarta procedura comunitaria di infrazione nella stessa materia, che si aggiunge a quelle del 2004, 2009 e 2014 (complessivamente per oltre 900 agglomerati) che hanno già portato a tre sentenze di condanna della Corte Europea di Giustizia con l’obbligo, dal 2018, di pagare 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di oltre 100 centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie o sistemi di trattamento delle acque reflue (cioè 165 mila euro al giorno, circa 10 euro l’anno ad abitante equivalente, per gli iniziali 123 interventi in 75 agglomerati, prevalentemente dislocati in Sicilia, Calabria e Campania); e così il nostro paese ha già sborsato oltre 142 milioni di euro. Seppure ultimamente vi sono stati dei progressi in merito molti agglomerati continuano a non rispettare gli obblighi comunitari evidenziando una diffusa inosservanza della direttiva in un totale di 179 agglomerati. Nonostante gli striminziti risultatai ottenuti a seguito del varo , nel 2017, della struttura commissariale straordinaria, per adeguarsi alla normativa ed alle sentenze della Ue in tema di acque reflue, recentemente il Commissario attualmente in carica, prof. Fatuzzo,ha apertamente lamentato le difficoltà nel reperire competenze nonchè i tanti ostacoli dovuti alla troppa burocrazia, evidenziando inoltre che occorre puntare decisamente sul riuso delle acque depurate. Per Legambiente i depuratori possono trasformarsi da un problema ad una risorsa importante per il Paese, in grado di fornire acqua, materie prime seconde ed energia rinnovabile purché si investano adeguate risorse anche nella ricerca scientifica; compresi sistemi innovativi che consentano di rimuovere inquinanti specifici in modo più efficace, così da migliorare i sistemi di monitoraggio e controllo per garantire il rispetto delle normative ambientali e individuare tempestivamente eventuali violazioni o malfunzionamenti negli impianti di depurazione. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’Unione europea con il prossimo varo di una nuova direttiva sulle acque reflue. Secondo la quale gli Stati membri saranno tenuti a promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate provenienti da tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, se opportuno, in particolare nelle zone soggette a stress idrico. E, nel contempo, allarga l’ambito di applicazione, introducendo nuovi limiti, nuovi obblighi di trattamento e, soprattutto, varando un regime di responsabilità estesa del produttore per garantire un equo contributo dai settori più inquinanti al trattamento delle acque reflue per microinquinanti. – 02 ottobre 2024 – salvatorecaccaviello