Sebbene il settore è ancora in salute dall’Associazione dei costruttori il futuro, dopo l’effetto del Pnrr, potrebbe rivelarsi incerto se non critico. Fine del superbonus e la rimodulazione degli incentivi fiscali tra le cause principali.
L’effetto trainante del Pnrr nel settore edilizio si sta per esaurire, e sul futuro regna l’incertezza. L’Associazione nazionale dei Costruttori edili, con i dati del suo Osservatorio congiunturale, va direttamente al punto.Nonostante l’aumento del 21% nelle opere pubbliche nel 2024, il calo dell’edilizia privata ha trascinato il settore verso una fase di stasi. I vertici dell’Ance , rappresentati dal presidente Federica Brancaccio, sottolineano che il ciclo espansivo post-pandemia è giunto al termine. Il settore delle costruzioni registra segnali di rallentamento: nel 2024 gli investimenti sono diminuiti del 5,3%, e per il 2025 si prevede un’ulteriore contrazione del 7%. Le opere pubbliche, trainate dal Pnrr, hanno registrato un aumento del 16,2% della spesa degli enti locali, superando i livelli del 2008. Nel 2024, i comuni hanno destinato 21,7 miliardi di euro a progetti infrastrutturali, recuperando il calo drastico subito tra il 2008 e il 2017 (-54,6%). Tuttavia, il settore dipende ancora fortemente dai fondi del Pnrr: il 54% degli investimenti finora effettuati (32 miliardi di euro) è legato al comparto delle costruzioni, ma molte delle opere finanziate derivano da progetti preesistenti al piano. Il rallentamento colpisce duramente l’edilizia abitativa. Nel 2024, gli investimenti nelle nuove costruzioni sono scesi del 5,2%, mentre la riqualificazione ha subito un crollo del 22%. La situazione peggiorerà nel 2025, con una flessione del 2,6% per le nuove costruzioni e un calo del 30% per le riqualificazioni. L’Ance attribuisce questi dati alla fine del superbonus e alla rimodulazione degli incentivi fiscali. L’Ance così lancia un allarme per il periodo successivo al 2026, quando il Pnrr giungerà a conclusione. Senza un piano strutturale per il “dopo-Pnrr”, il settore rischia di tornare ai livelli del 2011, nel pieno della crisi delle costruzioni. La presidente Brancaccio sottolinea che “a partire dal 2028, si apre un periodo di grande incertezza: il peso del Pnrr, che negli anni di massima realizzazione rappresenterà il 30% delle opere pubbliche, verrà meno”, creando un vuoto di investimenti stimato in circa 30 miliardi di euro.“Il settore delle costruzioni ancora traina l’economia, ma è necessario iniziare a lavorare per il futuro senza dipendere da interventi straordinari come il Pnrr” aggiunge Federica Brancaccio. Tra le priorità individuate vi sono la gestione dell’emergenza abitativa, su tale punto si osserva che nelle grandi città, come Milano, Roma e Napoli, acquistare una casa è diventato impossibile. Per circa 10 milioni di famiglie con redditi inferiori a 24.000 euro. Il costo del mutuo assorbe metà del reddito medio e, per il 20% delle famiglie meno abbienti, supera i due terzi. Anche gli affitti sono insostenibili: i nuclei più fragili devono destinare quasi la metà del loro reddito, o addirittura oltre, al pagamento del canone. Altri settori dovre concentrarsi sono rappresentati senz’altro dalla messa in sicurezza del territorio e la promozione di politiche strutturali che garantiscano la sostenibilità del comparto. “C’è tanto da fare per il nostro Paese – conclude la presidente Ance – e dobbiamo farlo ora, per evitare una nuova crisi del settore”. – 31 gennaio 2025