Sorrento, il Consiglio di Stato conferma la demolizione e l’acquisizione dell’area per il parcheggio di via Rota

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La sentenza definitiva: le opere del parcheggio di vico Rota erano abusive. Annullata l’ordinanza di acquisizione del resto della particella, in un articolo di Stylo24 a firma di Fabrizio Geremicca

Si conclude la lunghissima battaglia legale fatta di ricorsi, di sentenze, di appelli e perfino di pronunce dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato,  finalmente è stata scritta la parola fine ad una intrigata e complessa vicenda cheha visto coinvolti politici, imprenditori ed enti istituzionali durata quasi quindici anni. Secondo quanto pubblica oggi, Stylo 24 in un articolo a firma del noto giornalista Fabrizio Geremicca, fu legittima l’ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi emanata nel 2017 dal Comune di Sorrento nei confronti di Adriano Bellacosa, ex assessore della Provincia di Salerno, per lo sbancamento nel frutteto di Vico III Rota di sua proprietà, dove circa venti anni fa la Edilgreen degli imprenditori Langellotto aveva in animo di costruire un grande parcheggio interrato. Mentre, sottolinea ancora Geremicca, fu invece solo parzialmente legittima l’ordinanza di acquisizione al patrimonio della proprietà di Bellacosa adottata dal Comune nel 2021 come conseguenza del mancato ripristino dello stato dei luoghi. Il motivo? È la mancata adeguata motivazione da parte dell’amministrazione comunale per l’acquisizione anche dell’area del fondo oltre i 1900 metri quadrati non occupata dal cantiere e non stravolta dai lavori abusivi che furono bloccati da una inchiesta della Procura di Torre Annunziata, sfociata in un processo con la condanna definitiva dei due commissari della Provincia che rilasciarono il permesso a costruire.Passa al Comune, dunque, la parte del terreno trasformata dalle scavatrici e dove furono eliminati diversi alberi. Per la rimanente l’amministrazione comunale potrà emanare un nuovo provvedimento, che però dovrà essere meglio motivato. Si conclude così la battaglia giudiziaria di Bellacosa contro il Comune di Sorrento, che è intenzionato a realizzare in quel fondo – un simbolo della mobilitazione degli ambientalisti contro «boxlandia» in penisola sorrentina – un parco pubblico intitolato a Giovanni Antonetti, il consigliere comunale che venti anni fa condusse una dura battaglia insieme al Wwf per denunciare l’irregolarità dei permessi che autorizzavano la realizzazione di un parcheggio nel frutteto di vico III Rota. Tuttavia evidenzia l’articolo di Stylo 24 “Bellacosa non ha mai rinunciato al progetto, in realtà, ed infatti lo scorso 4 dicembre ha presentato al Comune un’altra richiesta di permesso a costruire. Tutto ciò nonostante le vicende giudiziarie relative ai box interrati che vagheggiava venti anni fa e quelle di Salvatore Langellotto, uno dei soci della Edil Green. Condannato in via definitiva alcuni anni fa per concorso esterno in associazione camorristica (Bellacosa è del tutto estraneo a tali fatti, n.d.r.),Salvatore Langellotto è ora imputato di aver malmenato Claudio d’Esposito, presidente del Wwf in penisola sorrentina, e di avere perseguitato e minacciato Vincenzo Iurillo, cronista del Fatto Quotidiano.

Quest’ultima sentenza del Consiglio di Stato parrebbe allontanare definitivamente le speranze dell’ex assessore provinciale di realizzare stalli per auto in vico III Rota . «La censura volta a sostenere l’illegittimità dell’acquisizione di parte della sua proprietà è infondata – argomentano i giudici – nella parte in cui viene riferita all’area di sedime delle opere abusive. Né, ancora, può dirsi che l’Amministrazione abbia fatto cattiva applicazione della regola di proporzionalità».

«Premesso che l’adozione dell’ordinanza di demolizione, con la quale l’autorità preposta alla tutela del territorio provvede alla repressione degli illeciti in materia edilizia e urbanistica, si connota come un preciso obbligo dell’Amministrazione, la quale non gode di alcuna discrezionalità al riguardo, la violazione della regola di proporzionalità non può qui trovare utile invocazione considerato che la configurazione delle opere, abusive, tratteggiata dal Comune non poteva che condurre al completo ripristino dello stato dei luoghi nei termini in cui è stato disposto».

Non ha fatto breccia tra i giudici neanche l’argomentazione che Bellacosa fosse sostanzialmente all’oscuro dei lavori abusivi e dunque non meritasse di pagarne le conseguenze sotto il profilo amministrativo. «La ditta (Edil Green, n.d. r.) – scrivono nella sentenza – ha agito in nome e per conto del proprietario e questi aveva uno specifico interesse nella realizzazione dell’intervento costruttivo».

Se è vero, poi, che deve essere annullata l’ordinanza del Comune nella parte in cui estende l’acquisizione oltre i 1900 metri quadrati della particella interessati dalle modifiche abusive, i giudici chiariscono che «resta fermo il potere dell’amministrazione di determinarsi definitivamente, alla luce di congrua motivazione, in ordine alla estensione dell’area da eventualmente acquisirsi, oltre quella della particella interessata dalle modifiche abusive». – 11 febbraio 2025 – Stylo24 Fabrizio Geremicca

Anche la maggioranza si è accorta del bluff Manfredi

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