Francesco, ricordo di un Papa ambientalista

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“È tempo di cambiare rotta”, fu questo l’appello che il Pontefice rivolse a tutti, sottolineando come le comunità cristiane, insieme a molte altre religioni ,condividono una crescente preoccupazione per il futuro del pianeta

“Ascoltare il grido della Terra, ascoltare il grido dei poveri” fu questo l’invito lanciato da Papa Francesco nel messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, di carattere ecumenico, che istituì il 10 agosto. Il Papa richiamò l’urgenza di una vera conversione ecologica, che partì dal riconoscimento dei nostri peccati contro il Creato. Per questo propose una nuova opera di misericordia: la cura della casa comune.

“È tempo di cambiare rotta”, fu questo l’appello che il Pontefice rivolse a tutti, sottolineando come le comunità cristiane – insieme a molte altre religioni – condividono una crescente preoccupazione per il futuro del pianeta. Papa Francesco citò in modo particolare l’impegno del Patriarca ecumenico Bartolomeo e ribadì il legame profondo tra le sofferenze dei poveri e la devastazione dell’ambiente. “Per questo, affermò, siamo chiamati ad agire insieme e con misericordia verso la nostra casa comune. Non ci arrendemmo al degrado ambientale, spesso causato da comportamenti irresponsabili ed egoistici.” Il Papa mise in guardia contro l’aggravarsi del riscaldamento globale e ricordò come i cambiamenti climatici contribuiscono anche alla drammatica crisi dei migranti forzati. –

“Quando maltrattiamo la natura maltrattiamo anche gli esseri umani“,  scrisse Papa Francesco  “Gli atti di distruzione del Creato – sottolineò Francesco –  “furono peccati contro Dio e contro noi stessi. Solo riconoscendo tali peccati potemmo iniziare un autentico cammino di conversione ecologica, che richiese consapevolezza e responsabilità”.

Il Papa richiamò anche le parole di San Giovanni Paolo II durante il Giubileo del 2000, quando invitò i fedeli a fare ammenda per i peccati della storia. Un appello che Francesco fece proprio anche nell’Anno della Misericordia, esortando tutti a pentirsi per il male inflitto alla Terra. Francesco propone di riconoscere la cura della casa comune come una nuova opera di misericordia, da aggiungere agli elenchi tradizionali. Come opera spirituale, richiese una contemplazione riconoscente del mondo. Come opera corporale, si espresse in gesti semplici e quotidiani, che contrastarono la logica della violenza, dello sfruttamento e dell’egoismo. Riguardo alla situazione globale, il Papa ribadì l’urgenza di cambiare rotta, senza lasciarsi scoraggiare dal pensiero che gli sforzi individuali fossero troppo piccoli per fare la differenza. E’ necessario, dichiarò Francesco, cambiare stile di vita. Economia, politica, società e cultura non poterono più essere guidate da una visione miope, orientata al solo guadagno immediato. Furono invece riorientate verso il bene comune, che incluse la sostenibilità e la tutela del Creato.

Un esempio concreto fu il cosiddetto “debito ecologico” tra Nord e Sud del mondo, che richiede un sostegno reale ai Paesi più poveri per promuovere uno sviluppo davvero sostenibile.

Il Papa concluse lodando l’Accordo di Parigi sul clima e l’approvazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Tuttavia, precisò che non spetta solo ai governi rispettare tali impegni: “anche i cittadini devono esigere che siano mantenuti, e anzi, è necessario puntare a traguardi sempre più ambiziosi”.   21 Aprile 2025

 

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