La gestione della peste suina africana da parte del nostro Paese, non convince Bruxelles. Per gli esperti dell’Eu Veterinary Emergency Team della Commissione Ue le misure adottate dal governo Meloni sono insufficienti. In un report elaborato dopo una missione in Lombardia ed Emilia-Romagna, hanno evidenziato che la strategia di controllo della malattia in Italia dev’essere migliorata. Serve un piano comune e coordinato per l’intera area, oltre a un urgente piano B esteso per il controllo e l’eradicazione della malattia. Poi la previsione che dovrebbe preoccupare tanto l’esecutivo quanto i presidenti di regione, ovvero che l’epidemia sembra avanzare più velocemente delle misure e c’è da temere che si diffonda verso est e sud verso la Toscana.  Diverse associazioni, peraltro, hanno già contestato la strategia del governo, fatta del ricorso  tra le altre cose  dell’esercito. Sul fronte delle strategie messe in atto per il controllo della malattia, “ogni regione-provincia attua le proprie misure con un coordinamento minimo con i propri vicini”, denuncia l’Eu Veterinary Emergency Team, sollecitando a un piano “coordinato e armonizzato” nell’area settentrionale, che tenga conto della “complessiva situazione epidemiologica, indipendentemente dai confini amministrativi.  – La peste suina africana è una malattia dovuta a un virus, non pericoloso per l’uomo, ma quasi sempre letale per i suini, soprattutto maiali domestici. È molto infettivo e al momento non esistono né cura né vaccino. Il principale e quasi unico vettore è il cinghiale. L’uomo non si ammala, ma può trasportare il virus indirettamente. Le conseguenze non sono dunque per la salute umana, ma diventano soprattutto di natura economica. Il virus è stato descritto per la prima volta in Africa, ma recentemente è arrivato dall’est Europa. È giunto anche in Italia, dove ha colpito la Sardegna e si è propagato poi nel resto della penisola, precisamente nelle province di Genova e Alessandria. Non c’è alcun dubbio che la causa della sua diffusione sia legata al fenomeno della caccia al cinghiale, ossia al rilascio legale e illegale di cinghiali da parte di cacciatori e alla loro densità, dovuta al business venatorio. Sul piano zoologico questa malattia, infatti, è il risultato di una popolazione di cinghiale immensa e innaturale e la patologia è una tipica risposta al sovraffollamento (LifeGate Daily)Circa la gestione dei cinghiali, sono due i punti contestati dai tre funzionari Ue (il team leader tedesco Klaus Depner, il lituano Marius Masiulis e il ceco Petr Satran). La prima: le recinzioni risultano insufficienti e costruite con ritardo. La seconda: la “caccia è uno strumento ma non la soluzione”. Ma il documento prende in considerazione, ovviamente, anche i suini domestici. E mette in luce una serie di criticità: dal debole coordinamento tra le regioni alle “risorse limitate” per la sorveglianza, fino al già considerato “supporto finanziario insufficiente e i problemi tecnici” che accompagnano la costruzione di recinzioni. – 10 agosto 2024

Fonte: Ansa