A tale quesito risponde,con un articolo,il quotidiano di economia e finanza Money.it che illustra i vari percorsi da intraprendere per andare in pensione con modalità anticipata.
Anche il prossimo anno il diritto alla pensione di vecchiaia si raggiunge all’età di 67 anni, tuttavia, per alcune fasce di età ci sarà ancora la possibilità di andare in pensione prima di tale età.
La prima è quella riservata ai lavoratori addetti alle attività gravose oparticolarmente faticose e pesanti come indicate nel decreto legislativo n. 67 del 2011. Per questi, infatti, non si applicano le disposizioni in materia di adeguamento alla speranza di vita per il biennio 2019-2020, a condizione però che abbiano maturato almeno 30 anni di contributi (anziché 20). Il diritto alla pensione, quindi, si raggiunge a 66 anni e 7 mesi di età, una buona notizia per i nati entro maggio del 1959, i quali grazie a questa possibilità vanno in pensione già nel 2025, senza quindi dover attendere il 2026.
Le opportunità previste dalla pensione anticipata , che oggi consente di smettere di lavorare a coloro che indipendentemente dall’età anagrafica hanno raggiunto 42 anni e 10 mesi di contributi, un anno in meno nel caso delle donne.
Una buona opportunità per chi è nato tra il 1955 e il 1965, per i quali la pensione anticipata potrebbe essere la soluzione per l’uscita dal mercato del lavoro già nel 2025. Ancora meglio va ai nati tra il 1968 e il 1966 che prima del compimento dei 19 anni avevano già maturato 12 mesi di contributi: questi possono andare in pensione con 41 anni di contributi, sempre indipendentemente dall’età, a patto però che appartengano a uno dei profili che necessitano di una maggior tutela, quali disoccupati, invalidi, caregivers e lavoratori usuranti”.
La pensione anticipata poi ha un ulteriore opzione, riservata però a coloro che rientrano interamente nel regime contributivo, avendo così iniziato a lavorare dopo il 1996. Questi possono andare in pensione già a 64 anni di età e con 20 anni di contributi, a patto che l’importo della pensione sia almeno pari a 3 volte il valore dell’Assegno Sociale, 2,8 volte per le donne con un figlio e 2,6 volte per quelle che ne hanno almeno due.
I nati nel 1961 possono quindi accedere a questa opzione nel 2025, ma per farlo è necessario aver iniziato a lavorare dopo i 35 anni, avendo tra l’altro guadagnato stipendi elevati tali da permettere il raggiungimento del requisito economico. Condizioni che di fatto limitano di molto la platea di coloro che riusciranno a maturare i suddetti requisiti.
Ci sono poi le misure in scadenza nel 2024 ma che verranno sicuramente confermate nel 2025: è il caso ad esempio di Opzione Donna che dovrebbe permettere alle lavoratrici con 61 anni di età nel 2024 (quindi nate nel 1963), 60 anni con un figlio (1964) e 59 anni con almeno due figli (1965), di andare in pensione con 35 anni di contributi e accettando un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno. Tale opzione però è limitata alle invalide, a coloro che assistono familiari con disabilità, o a chi ha perso il lavoro (o sta in procinto di) alle dipendenze di una grande azienda.
In relazione all’Ape Sociale, riservata a chi ha compiuto i 63 anni e 5 mesi (i nati nel 1962 possono quindi andarci nel 2025) e ha maturato almeno 30 anni di contributi. Non si tratta però di una vera e propria pensione, quanto più di un’indennità di accompagnamento alla stessa: basti pensare, ad esempio, che l’assegno spetta per 12 e non 13 mensilità. Anche l’Ape Sociale poi è riservata ai profili che necessitano di una maggior tutela, e nel caso dei lavoratori gravosi sono richiesti 36 anni di contributi anziché 30.” – 30 agosto 2024
Fonte, Money.it da un articolo di Simone Micocci