All’indomani del taglio in Piazza Cota delle giovani piante,definite malate e pericolose,ancora una volta sul banco degli imputati la drastica potatura che, nonostante sia vietata dalla legge, continua da parte degli enti locali ad essere praticata a danno del verde pubblico
Piano di Sorrento – Dopo quello cha da più parti è stato definito un vero e proprio scempio, ovvero il taglio delle giovani albizie che ornavano Piazza Cota, donando la loro ombra ai cittadini nelle giornate di calura estiva, si registra un intervento su Facebook dell’Assessore al Verde. Con il quale si sottolinea che l’intervento era necessario per la sicurezza dei cittadini in quanto le albizie sostituite erano in compromesse condizioni di staticità,così come anche sostenuto dall’agronomo incaricato dal Comune, facendo l’esempio dello schianto di una delle giovani piante nel dicembre scorso. Un intervento, quello dell’Assessore, arricchito anche da una serie di fotografie dei tronchi tagliati all’interno dei quali effettivamente si notava che la malattia stava facendo il suo corso. Ma allo stesso tempo le foto lasciano pensare che le piante in passato avevano subito dei drastici interventi di capitozzatura. Ora senza mettere in discussione le competenze dei professionisti, sembra strano che all’epoca si sia consigliato la piantumazione di tale tipo di alberatura, pur sapendo che poi a breve potevano risultare malate e quindi costituire un pericolo per i cittadini. Probabilmente la risposta sta proprio nelle foto pubblicate dove sono evidenti tagli abbastanza rilevanti che lasciano pensare che, in passato, abbiano subito interventi di capitozzatura. Ovvero una drastica potatura che condiziona gran parte della chioma e dei rami principali e di conseguenza le piante che subiscono tale “trattamento” rischiano di morire e crollare. Nonostante sia vietata dalla legge, la capitozzatura continua ad essere praticata, in particolar modo dagli enti locali, alle piante e agli alberi che costituiscono il patrimonio arboreo pubblico. Una prassi che da qualche decennio ha preso abbandantemente piede anche in Penisola sorrentina, dove i comuni non esitano a praticarla, invece di affidare la potatura a professionisti del verde. Il motivo principale è l’economicità dell’intervento, in quanto necessita poco tempo e non servono esperti arboricoltori per segare i rami principali. Si ritiene che in questo modo si possa ritardare la necessità dei successivi interventi. Invece, secondo gli esperti, la pianta diventa più debole, crescerà in maniera irregolare e meno stabile e pertanto rischierà di cadere. Bisognerebbe inanzitutto capire e gli esperti agronomi senz’altro potrebbero fare lezione in merito, che gli alberi traggono la propria energia dalla fotosintesi. Restando con meno foglie, quindi, la pianta si ritrova improvvisamente in difficoltà a nutrire tutte le sue componenti. In questo modo si indebolisce e stenta a fronteggiare parassiti e insetti, che, tra l’altro, sono attratti proprio dalle parti interne del tronco, più esposte a causa delle drastiche potature. Per ovviare a questo problema, l’albero forza una rapida ricrescita dei rami, che germogliano intorno ai tagli. Ma questi nuovi rami sono più esili dei precedenti e quindi più vulnerabili. Pertanto, saranno necessari altri interventi di manutenzione, molto prima del previsto. Quello che era cominciato con la speranza di un risparmio, finisce invece col costare di più. – Infine, delle menti pensanti dovrebbero considerare che l’albero crea un sistema perfetto tra le sue parti,ovvero sviluppa in maniera armoniosa radici, fusto, rami e foglie per soddisfare le esigenze di tutto il suo insieme. Se si trancia di netto un ramo, la pianta potrebbe smettere di utilizzare parte della radice che serviva per alimentarlo. Questo non solo riduce l’efficienza complessiva dell’albero, ma compromette anche la stabilità garantita da quella radice. Di conseguenza i rischi di caduta aumentano come si era prospettato in piazza Cota. – 19 febbraio 2024
Perchè danneggia l’albero?
L’albero trae la propria energia dalla fotosintesi. Restando con meno foglie, quindi, la pianta si ritrova improvvisamente in difficoltà a nutrire tutte le sue componenti. In questo modo si indebolisce e stenta a fronteggiare parassiti e insetti, che, tra l’altro, sono attratti proprio dalle parti interne del tronco, più esposte a causa delle drastiche potature.
Per ovviare a questo problema, l’albero forza una rapida ricrescita dei rami, che germogliano intorno ai tagli. Ma questi nuovi rami sono più esili dei precedenti e quindi più vulnerabili: il vento o la neve potrebbero farli cadere facilmente. Pertanto, saranno necessari altri interventi di manutenzione, molto prima del previsto. Quello che era cominciato con la speranza di un risparmio, finisce col costare di più.
Inoltre, bisogna considerare che l’albero crea un sistema perfetto tra le sue parti: sviluppa in maniera armoniosa radici, fusto, rami e foglie per soddisfare le esigenze di tutto il suo insieme. Se si trancia di netto un ramo, la pianta potrebbe smettere di utilizzare parte della radice che serviva per alimentarlo. Questo non solo riduce l’efficienza complessiva dell’albero, ma compromette anche la stabilità garantita da quella radice. Di conseguenza i rischi di caduta aumentano.
La capitozzatura è vietata?
Da tempo la legislatura italiana tutela gli alberi, riconosciuti come alleati per fronteggiare le polveri sottili, le ondate di calore e il dissesto idrogeologico. Per la legge italiana la capitozzatura deve essere evitata. Il decreto del Ministero dell’Ambiente 10 marzo 2020, che si occupa del verde pubblico, a proposito della manutenzione ammonisce: “L’aggiudicatario deve evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione”