Il progetto di riqualificazione può e deve rappresentare un’opportunità. Ma solo se sarà accompagnato da una vera volontà politica di rimuovere le illegittimità, di punire i responsabili, e di riaffermare che il suolo pubblico è di tutti.
Sorrento – Anche con l’Amministrazione Coppola la città tende a cambiare volto, ma in effetti la sostanza rimane quella degli anni passati. Un esempio per tutti il recupero del percorso pedonale al Lido San Francesco. Mentre dal Palazzo si annuncia a gran voce l’inizio dei lavori per il nuovo percorso pedonale che collegherà finalmente Marina Piccola ,al sito archeologico dei Ninfei romani, restano ben saldi gli abusi edilizi che da decenni infestano il demanio marittimo in quell’affascianate luogo.
Il progetto, finanziato con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e affidato all’impresa Parlato S.p.A., rientra in un più ampio piano di riqualificazione urbana che promette di rendere l’area più accessibile e decorosa per cittadini e turisti. Una bella notizia, sulla carta. Ma nel concreto, l’intervento rischia di diventare l’ennesimo maquillage che copre, senza affrontarlo, il nodo strutturale dell’illegalità diffusa e mai davvero combattuta.
Il Lido San Francesco, teatro di una storica battaglia tra cittadini, attivisti e istituzioni, è uno dei simboli di questa contraddizione. Qui, dove dovrebbe esistere una chiara distinzione tra bene pubblico e interessi privati, regna da anni la confusione più totale. Concessionari che agiscono da padroni assoluti, accessi alla battigia chiusi, cementificazioni arbitrarie, e il tutto nel silenzio assordante di chi dovrebbe vigilare.
A nulla sembrano essere servite le denunce, i sequestri della Magistratura, le diffide alle autorità. L’unico vero motore di opposizione a questa situazione paradossale rimane, da sempre, il Movimento Civico “Conta anche Tu“, guidato da Francesco Gargiulo, che insieme ad altre associazioni locali da anni cerca di riportare legalità e trasparenza su quella che è – o dovrebbe essere – una delle perle del patrimonio pubblico sorrentino.
Eppure,nonostante le evidenze, il Comune continua a mostrare una passività preoccupante. Nonostante che I lavori prevedono la rimodulazione degli stabilimenti balneari, con interventi di demolizione e parziale ricostruzione, rispettando la tipica configurazione delle “palafitte” che caratterizzano l’ambito demaniale della spiaggia di San Francesco. Le strutture abusive ,le cui concessioni tra l’altro sono scadute,restano lì, immutate. La stradina che dovrebbe permettere a cittadini e mezzi di soccorso di accedere liberamente al mare è rimasta per decenni impraticabile, ostruita da costruzioni che, secondo legge, dovevano essere demolite immediatamente. L’art. 35 del Testo Unico dell’Edilizia parla chiaro: gli abusi su suolo demaniale vanno rimossi senza proroghe, senza sanatorie, senza se e senza ma. Ma a Sorrento,anche sotto tale aspetto, le regole sembrano valere solo per i cittadini comuni.
Nel 2017, la Procura di Torre Annunziata, pressata dal Movimento civico di Francesco Gargiulo, aveva disposto il sequestro degli stabilimenti balneari della zona, ma – come spesso accade in Italia – tutto si è arenato nella palude delle proroghe e dei permessi “in sanatoria”. Una sanatoria che avrebbe dovuto avere validità solo fino al 31 dicembre 2020 e che prevedeva il ripristino dello stato dei luoghi. Ma a quella data nulla è stato ripristinato, nessun abuso è stato abbattuto. Eppure, l’inerzia degli uffici comunali ha continuato indisturbata.
All’epoca il caso del dirigentedell’UTC più volte diffidato dal Movimento “Conta anche Tu” per la sua inattività, fu emblematico. Nonostante gli obblighi di legge e le disposizioni giudiziarie, il Comune non ha mai avviato né completato le azioni necessarie a ristabilire la legalità nell’area.
Quello del Lido San Francesco, però, non è un caso isolato. In tutta la penisola sorrentina il mare, da bene pubblico, è diventato merce di scambio. Le concessioni balneari sono spesso opache, gestite da imprenditori che si comportano da proprietari e da politici che, invece di garantire il rispetto delle regole, cercano consensi. Trovare un tratto di spiaggia libera è ormai un’impresa più ardua che trovare un ago in un pagliaio.
La battaglia per restituire ai cittadini ciò che è loro di diritto – il mare, l’accesso alla battigia, la legalità – è lunga e in salita. Ma dimostra che con tenacia e concretezza qualcosa si può fare. Le associazioni locali, in primis “Conta anche Tu”, continuano a lottare, chiedendo non solo il rispetto delle leggi, ma un cambio radicale di mentalità nella gestione del territorio.
Il progetto di riqualificazione può e deve rappresentare un’opportunità. Ma solo se sarà accompagnato da una vera volontà politica di rimuovere gli abusi, di punire i responsabili, e di riaffermare che il suolo pubblico è di tutti. Altrimenti sarà solo l’ennesima opera pubblica costruita su fondamenta di silenzi, omissioni e impunità. Il messagio andrebbe indirizzato ai nostri giovani e all’apparenza intraprendenti amministratori che in primis dovrebbero essere consapevoli che non si può parlare di rinascita, se prima non si ha finalmente il coraggio di fare pulizia. – 25 aprile 2025