Un segnale positivo, soprattutto in un contesto in cui l’inflazione continua a far sentire i suoi effetti
Nel 2026 gli assegni pensionistici saranno un po’ più “pesanti”. Secondo quanto emerge dalle prime stime contenute nel Documento di finanza pubblica, approvato il 9 aprile dal Consiglio dei Ministri, è prevista una rivalutazione dello 0,8%. Un piccolo aumento, ma comunque un segnale positivo, soprattutto in un contesto in cui l’inflazione continua a far sentire i suoi effetti: a marzo 2025, secondo i dati Istat provvisori, l’inflazione è salita al 2%, spinta soprattutto dai rincari sui beni energetici.
Come funzionerà l’aumento: le tre fasce di rivalutazione
La rivalutazione degli assegni pensionistici non sarà uguale per tutti, ma varierà in base all’importo della pensione, come già stabilito dalla legge del 1998:
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Aumento pieno (100%) per chi riceve fino a 2.394,44 euro (quattro volte il minimo INPS);
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Rivalutazione al 90% tra 2.394,45 e 2.993,05 euro;
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Solo il 75% dello 0,8% per chi supera i 2.993,05 euro.
Un esempio? Chi percepisce 2.000 euro al mese vedrà l’assegno aumentare di circa 16 euro.
Crescono anche le pensioni minime e gli assegni sociali
Nel 2026 saranno leggermente ritoccati anche i trattamenti minimi e le prestazioni assistenziali:
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La pensione minima salirà da 598,61 a 604,60 euro;
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L’assegno sociale passerà a 539,75 euro (da 534,41);
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La pensione di invalidità civile aumenterà a 336,66 euro (da 333,33).
Penalizzazioni in vista per chi va in pensione nel 2025-2026
C’è però un rovescio della medaglia. Chi andrà in pensione nei prossimi due anni subirà una leggera penalizzazione sull’importo dell’assegno. Questo a causa dei nuovi coefficienti di trasformazione del montante contributivo, che renderanno il calcolo dell’assegno meno generoso rispetto al passato.