Un provvedimento che appare poco funzionale al contesto specifico di Pompei, dove flessibilità e buon senso dovrebbero prevalere su una rigida regolamentazione.
di Raffaele Iaccarino, guida turistica
Non è ancora iniziata ufficialmente la stagione turistica che già emergono i primi segnali di criticità a Pompei. Il Parco Archeologico ha infatti confermato l’introduzione del numero chiuso per l’accesso al sito, limitando gli ingressi giornalieri a un massimo di 20.000 visitatori.
Secondo quanto dichiarato dalla direzione del Parco, la misura nasce principalmente dall’esigenza di tutelare il patrimonio archeologico: l’eccessivo afflusso di turisti sta infatti causando problemi alla conservazione di ambienti delicati come case, terme e strutture pubbliche. Inoltre, la gestione della sicurezza e le lunghe code agli ingressi delle domus rappresentano ulteriori motivi di preoccupazione.
Al momento, tutti i biglietti d’ingresso sono nominali, una scelta fatta per contrastare il fenomeno del bagarinaggio. Per esperienza diretta — sono 25 anni che lavoro nel presidio degli Scavi — non mi è mai capitato di assistere a episodi significativi di rivendita illecita.
Tuttavia, ritengo che la decisione di introdurre il numero chiuso non rifletta appieno la realtà dei flussi turistici. Il turismo non è una scienza esatta e non segue standard rigidi. Molte comitive, ad esempio, accedono agli Scavi alle ore 9:00 (orario di apertura) e, per esigenze organizzative, terminano la visita nel giro di 15 minuti per proseguire verso altre destinazioni. Altri gruppi, invece, rispettano orari pianificati che possono però subire variazioni a causa del traffico stradale.
Cosa succede, dunque, se un incidente in autostrada causa un ritardo? I visitatori rischiano di non poter entrare perché il loro biglietto non corrisponde più alla fascia oraria stabilita? Sarebbe una rigidità eccessiva. Il Parco Archeologico non è un teatro con posti assegnati: si possono contare facilmente gli ingressi, ma non sempre è possibile sapere chi e quando esce. È una situazione che lascia perplessi.
Un altro nodo critico è rappresentato dalle molte domus ancora chiuse al pubblico da anni — tra queste: la Casa di Pansa, la Casa di Adone Ferito, la Casa della Fontana Grande, la Casa della Caccia, la Casa del Citarista e la Casa degli Amanti. Se riaperte, queste strutture sarebbero in grado di accogliere centinaia di visitatori, riducendo la pressione sugli spazi attualmente accessibili.
Infine, non si comprende perché non venga ripristinato l’orario di apertura precedente, fissato alle 8:30 anziché alle 9:00. Anche solo mezz’ora in più potrebbe favorire un afflusso più distribuito nel tempo, rendendo la visita più agevole per tutti.
In conclusione, la scelta delle fasce orarie per le visite appare poco funzionale al contesto specifico di Pompei, dove flessibilità e buon senso dovrebbero prevalere su una rigida regolamentazione. – 14 aprile 2024