Ad inizio stagione sono già 11 le spiagge dichiarate non balneabili dall’Arpac. Depuratori sovraccarichi o non funzionanti, ai sversamenti illegali, ai sistemi fognari inefficienti le principali cause. Secondo gli esperti, bisogna investire in infrastrutture moderne, depuratori moderni e sistemi fognari efficienti ma soprattutto , attuare politiche di sostenibilità ambientale a lungo termine.
Con l’arrivo della stagione balneare, la Campania si trova ad affrontare una notizia tutt’altro che positiva: 11 tratti di costa sono stati dichiarati non balneabili. Il divieto riguarda aree che vanno da Salerno a Napoli, da Battipaglia a Sessa Aurunca, con un impatto significativo sia sui residenti che sui turisti. Un tema che, ogni anno, suscita dibattiti sulla salute del nostro mare e sulle politiche ambientali. I campionamenti effettuati di recente dall’Arpac, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania, hanno evidenziato livelli di inquinamento preoccupanti. Le cause sono molteplici e vanno dalla presenza di depuratori sovraccarichi o non funzionanti, ai sversamenti illegali, senza dimenticare l’effetto delle piogge intense che, ogni anno, mandano in tilt i sistemi fognari. Secondo gli esperti,i l problema è strutturale, la pressione urbanistica e industriale sulle zone costiere della Campania sta facendo più danni di quanto si pensi. La situazione non è solo un rischio per la salute pubblica, ma anche un freno per lo sviluppo turistico. Le spiagge vietate, la mappa del malessere che attraversa il nostro litorale: Lido Spineta, Battipaglia (Salerno) – Inquinamento da impianto di depurazione e agricoltura;Spiaggia libera Fuorni-Picentino, Salerno – Sversamenti fognari, soprattutto dopo forti piogge; Est Fiume Irno, Salerno – Sovraccarico urbanistico e contaminazione dalla foce del fiume; Ex Cartiera, Castellammare di Stabia (Napoli) – Vicinanza alla foce del Sarno e scarichi fognari; Villa Comunale, Castellammare di Stabia (Napoli) – Qualità dell’acqua fuori norma; Nord Foce Sarno, Torre Annunziata (Napoli) – Inquinamento da impianto di depurazione; Effluente nord depuratore di Cuma, Pozzuoli (Napoli) – Scarichi del depuratore di Napoli Ovest; Stazione Marina di Licola, Pozzuoli (Napoli) – Mancanza di depurazione e canali contaminati; Stabilimento Balneare, Pozzuoli (Napoli) – Acque influenzate da reflui urbani; Lido di Licola, Pozzuoli (Napoli) – Pressione urbanistica e canali inquinanti; Sud Fiume Garigliano, Sessa Aurunca (Caserta) – Scarichi nel fiume Garigliano.
Il divieto di balneazione non riguarda solo la qualità delle acque. Ogni anno, milioni di turisti si riversano sulle coste campane, e queste zone contaminate sono anche tra le più frequentate. La mancata fruizione delle spiagge danneggia gravemente l’economia locale, che dipende da un turismo balneare che sta perdendo fiducia. L’immagine della Campania, pertanto, rischia di essere compromessa. Sebbene la regione possa vantare una bellezza naturale senza pari, il crescente numero di divieti è una macchia difficile da ignorare. In un contesto di competizione turistica globale, le notizie come queste possono far perdere appeal a una destinazione già in difficoltà, tra carenza di infrastrutture adeguate e questioni legate alla sicurezza ambientale.Per ovviare a tali criticità servirebbero politiche concrete e investimenti. Se la Campania vuole veramente tutelare il suo patrimonio naturale e valorizzare le proprie coste, è necessario fare un passo decisivo in avanti. Investire in infrastrutture moderne, ripensare ai depuratori e all’efficacia dei sistemi fognari, e soprattutto, attuare politiche di sostenibilità ambientale a lungo termine. Non basta denunciare il problema, bisogna agire con interventi strutturali.
“Ogni anno la situazione peggiora e le soluzioni rimangono sempre le stesse,” afferma un imprenditore turistico del Salernitano. “Se non si affrontano le cause alla radice, rischiamo di perdere la nostra risorsa più preziosa.” Da quanto emerge,l’Arpac ha già annunciato nuovi prelievi per monitorare la qualità delle acque nei comuni più critici. È essenziale che i risultati vengano resi pubblici in tempi rapidi, per garantire la sicurezza di residenti e turisti. Ma con l’arrivo dell’estate, le speranze si concentrano sulla possibilità che i controlli possano restituire spiagge pulite, sicure e balneabili. Altrimenti, sarà un’altra stagione a metà, con le sue promesse infrante. La situazione delle spiagge vietate in Campania solleva interrogativi su come la regione stia affrontando l’emergenza ambientale. Le cause sono molteplici e non facili da risolvere, ma il tempo stringe. Se la bellezza delle coste campane è un tesoro da preservare, è necessario un impegno collettivo tra enti locali, istituzioni, imprenditori e cittadini per garantire che queste acque torneranno a essere sicure per tutti. – 25 aprile 2025